Chieti, 24 febbraio 2021 – Il vicesindaco e assessore alla Cultura Paolo De Cesare ha scritto al segretario regionale del MIBACT per conoscere lo stato del completamento dei lavori riguardanti la Chiesa di San Francesco d’Assisi, conosciuta anche come “San Francesco al Corso”, lungo Corso Marrucino.
“Parliamo di un indiscusso patrimonio della nostra città che dal 2009 non è più fruibile, a causa dei danni subiti con il sisma del 6 aprile – così il vicesindaco De Cesare – Grazie all’interessamento anche del consigliere Damiano Zappone, abbiamo ricostruito lo stato dell’arte relativo al recupero fermo ormai da anni. Per quanto siamo a conoscenza la dotazione finanziaria per i lavori proviene da uno stanziamento CIPE (rif. delibera n. 77 del 2015) per un importo complessivo di 2 milioni di euro. Confidando che si sia provveduto alla nomina del nuovo responsabile del procedimento, essendo venuto purtroppo a mancare il precedente incaricato, lo stimato architetto Claudio Finarelli, è per noi di estrema importanza ottimizzare i tempi e avviare l’iter per la definizione delle relative procedure, questo anche per non correre il rischio di perdere il finanziamento, oltre che per rispondere a numerose istanze che ci arrivano dalla cittadinanza. Il recupero della chiesa è molto atteso, edificata nel 1239 al posto di una più antica dedicata a San Lorenzo martire, la chiesa ha una struttura a croce latina con navata unica e cinque profonde cappelle per lato. La facciata in mattoni risale alla prima metà del XIV secolo, ma a partire dal 1689 fu completamente ristrutturata e assunse l’aspetto attuale, conservato anche negli altri interventi di restauro che si sono succeduti durante la sua lunga vita. Gli interni sono interamente affrescati e conservano tele, statue, arredi di elevatissimo valore artistico, anche perché appartenenti a epoche e mani diverse. Un vero e proprio tesoro che resta chiuso al pubblico da quando le ferite inferte dal sisma lo rendono impraticabile in sicurezza.
Una situazione che non può protrarsi oltre, sia perché più il tempo passa, più l’entità degli interventi rischia di amplificarsi, sia perché la città deve poter tornare a fruire di uno dei suoi luoghi più antichi e di valore, senza correre il rischio di perdere l’opportunità di un recupero ora più che mai urgente e necessario”.