Chieti, 18 gennaio 2025 - A otto anni dalla tragedia dell’Hotel Rigopiano Chieti è tornata a ricordare le sue vittime, con la famiglia di Dino Di Michelangelo al monumento dedicato di via d’Aragona. Una cerimonia istituzionale Quest’anno accompagnata dal freddo pungente dalla pioggia, ma a cui non sono mancate le istituzioni in rappresentanza del territorio e dei mondi a cui il poliziotto scomparso con la moglie sotto le macerie del resort appartenevano.
“È un abbraccio doloroso ma che non mancherà mai alla mamma di Dino, Loredana Lazzari e al fratello Alessandro Di Michelangelo, perché conferma la vicinanza delle istituzioni e della città non solo nella legittima sete di giustizia a fronte di questa immane tragedia, ma anche per l’esigenza di fare memoria di vite che sono state sacrificate troppo presto - così il sindaco Diego Ferrara - : il Comune di Chieti ci sarà sempre vicino, per dare conforto a un dolore indimenticabile e alimentare il ricordo di un concittadino appassionato del suo lavoro e della bellezza del nostro territorio. Un dovere anche per l’assenza di suo padre, che non ha potuto vivere i passi fatti dal processo giudiziario e che sicuramente avrebbe coltivato la memoria delle vite perse, perché parte di una comunità capace di abbracci e sentimenti”.
“Ogni volta ricordare Dino è doloroso ma necessario – così la mamma Loredana e il fratello Alessandro Di Michelangelo - , per noi è importante questo anniversario, non solo perché ci consente di continuare a parlare di lui ma perché ci da la forza di andare avanti affinché si arrivi a una piena giustizia sul caso che ci è capitato. Ringraziamo la Procura di Pescara e tutte le istituzioni di quello “Stato buono" e modello che non ci ha mai abbandonato in questo lungo e doloroso percorso di memoria e giustizia. A maggior ragione ora, coltivare la sua memoria significa fare diventare la sua vita un momento di riflessione per la nostra città e il nostro territorio, un monito per tutti, specie per le istituzioni, affinché quello che è accaduto non si ripeta più”.